martedì 24 gennaio 2012

L'uso non sportivo della bici in Veneto

Un giorno dei tanti del mio lontano essere teen ager stavo ritornando, come ogni giorno feriale, da scuola in un pullman di linea, impantanato nel traffico già abnorme dei primi anni novanta e mi domandai, nel dormiveglia del ritorno, se ci fosse qualche possibilità di eliminare dalla mia vita le tediose ore dello spostamento con i mezzi pubblici affollati; l'auto era da scartare per i motivi spiegati nei precedenti post, non avevo soldi per vespe e motorini...potevo usare la bicicletta! Detto fatto il giorno seguente, accompagnato dallo sguardo sconsolato di mia madre, sempre più convinta della mia imminente brutta piega, inforcata la mia Bianchi Adventure TX (o XT, non ricordo, rammento solo che fu la mia prima MTB, acquistata nel 1988 e che era una meraviglia) che pesava come un trattore, mi misi in strada direzione Padova. Naturalmente presi l'impresa con cipiglio sportivo e cronometrai i tempi di percorrenza. Arrivai a Padova con un tempo di tutto rispetto ma con la ferma convinzione di aver sbagliato mezzo di trasporto!
Ci misi qualche anno ancora a scrostare dalle mie convinzioni indotte che, comunque, in bici si va forte!
Eh si, da queste parti prendere in mano la bici per fare strada significa vestirsi attillati e con colori sgargianti, avere una bici da corsa e fare sport! E' anche nel lessico comune: fare una cosa per sport significa farla per niente, e si va in bici per sport, cioè per niente! Come si dice che uno mangia per sport; così, tanto per fare! Ed è saggezza popolare! Perché fotografa la realtà e da il giusto valore allo sport: un'attivita di scarso valore! Solo nel nostro sballato modo di vivere lo sport acquista tanto valore: ci aiuta a mantenerci in forma e ci fa provare un brivido di microcompetizione: competizione per il popolo, scrisse G. Anders.
Andare in bici per gli spostamenti necessari è visto con sospetto dagli automobilisti, ancora più sospettosi sono i ciclisti sportivi che raramente si allontanano dall'egocentrico edonismo nell'uso del mezzo a propulsione muscolare.

mercoledì 18 gennaio 2012

No car, no girl!

Mentre vedevo i miei amici automunirsi, abbandonare motorini, vespe e bici - che gli scooter erano ancora cose esotiche è anche un po' da sfigati - alternare gite-bevute automobilistiche sui colli in compagnia a ben più memorabili  prime uscite con coetanee consenzienti, rimanevo al palo, quello di ferro della bicicletta, dove, per qualche anno, più nessuna si sarebbe degnata di salire, facendo diventare il ricordo, beato, di lunghi e profumati capelli svolazzanti, sul viso che puntava all'aperta campagna, una nebbia lontana della memoria.
Niente auto, niente donne! Poi ci sono le eccezioni che....
La scoperta di quella piccola parte di mondo femminile, che ho avuto la possibilità di esplorare, è costata fatiche inaudite al giovane medio possessore di una utilitaria di terza mano; tuttavia, allo scompenso di simili svantaggi, facevano da contrappeso alcuni comportamenti embrionali che, lontani dall'essere definiti, iniziavano comunque a realizzare una resistenza allo stile di vita dell'automobilista: le scarse risorse raccimolate erano per me! non per una invadente Panda 60, ne per una A112, tantomeno per una 127!

giovedì 12 gennaio 2012

Sognavo il pick up!

Da bravo figlio di papà scartai a priori l'idea di lavorare per procurarmi il denaro per la patente e una utilitaria; lavoravo d'Estate, quel tanto che bastava per raccimolare il denaro per qualche piccola avventura estiva in montagna o al mare.
La potenza di 18 anni di educazione all'uso dell'automobile mi tenne in astinenza per 5 anni e, ogni volta che passavo vicino ad un concessionario multimarche, sulla strada tra casa e piazza - almeno due volte al giorno - un vecchio pick up americano degli anni '80, in esposizione, mi faceva sognare e, lo so per certo, fece sognare almeno una generazione di Piovesi. Ascoltavo Eddie Brickell con il walkman, a piedi o in bici, e mi immaginavo alla guida di quel cassone assurdo, bianco e verde, 6200 cc benzina! Come sarebbe stato bello scarrozzare almeno una delle mille ragazze che mi piacevano con quel mezzo da eterne turbe adolescenziali!

martedì 10 gennaio 2012

Veneto 1990: a diciott'anni senza patente!

Al compimento della mia maggiore età mi ritrovai a fare i conti con un problema che ritenevo di proporzioni immani; non avevo il denaro per fare la patente! Non avevo il becco di un quattrino! Un anno prima avevo segretamente confiscato l'auto nuova di zecca di mio padre per un quarto d'ora, così, tanto per provarla. La provai a dovere portandola a casa con qualche milione di danni ! Saggiamente mio padre, mostrandomi l'assegno con il quale si apprestava a pagare le riparazioni, mi disse che il denaro occorrente per patente e utilitaria di rito se ne andava così, per pagare i miei danni all'ammiraglia di famiglia: gli effetti di questa lezione esordirono in me degli atteggiamenti che andarono ben oltre le intenzioni educative paterne. La portata di questa limitazione ha aperto orizzonti illimitati alla mia capacità di liberare un futuro, altrimenti segnato dalla schiavitù all'automobile.
 

lunedì 9 gennaio 2012

Basta mezze tacche! Almeno virtualmente!

Moderati del vivere con un pizzico di buonsenso, che la vita sostenibile si ma dell'auto non se ne può fare a meno....Allontanatevi da qui! Se non ce la fate, leggete pure, postate anche ma non maceratevi le dita nel trovare giustificazioni alla devastazione provocata dal vostro pessimo andare!
Qui si parla e si agisce da radicali non possessori d'auto!
C'è qualcuno tra gli essenti che non usa l'auto anche se ha preso la patente?
Ce n'è, ce n'è ! E io sono tra questi!
Vi racconterò il mio quarantesimo anno senza automobile, che Dio vi benedica!